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Ancora a proposito di migrazioni

Sarebbe sciocco, quasi da grillino, contestare la politica oscurantista dei 5 stelle e della Lega e di tutti gli altri sui migranti senza dare soluzioni alternative. Il segretario del PD, Matteo Renzi, ha più volte espresso, con la sintesi di un tweet, qual è la giusta via da intraprendere per gestire correttamente la questione (non l’emergenza come la definiscono 5 stelle, Lega e Fratelli d’Italia) dei flussi migratori: “salvarli tutti, accoglierne quanti possibile”. Ma cosa c’è scritto in questa sintesi estrema da tweet? Qual è la visione renziana, socialista della politica delle migrazioni? Proverò a darne una personale interpretazione. Il salvataggio di quanti in mare rischiano la vita è un dovere civile e morale prima ancora che politico. E su questo non credo ci possano essere dubbi. Dato questo per scontato, resta da capire come gestire le centinaia di persone che vengono tratte in salvo. La politica nazionalista e sovranista, pentastellata e leghista, propone di rispedirli (sic!) al mittente; ovvero di affondare i barconi e riportare le persone salvate da morte probabile (se non certa) in Libia, al punto di partenza. Costoro, tuttavia, non immaginano neanche quali siano le realtà che si lascia alle spalle chi, stipato in un gommone insicuro, sceglie in qualche modo di avere una “chance”, di provare a abbandonare un mondo, una vita che non può o non vuole più vivere. Ora, posto che potrebbe essere etichettato come “buonista” l’atteggiamento compassionevole verso chi scappa da guerra, fame, povertà, ecc. e posto che, per fortuna, nessuno di noi nel corso della propria vita ha avuto la sventura di confrontarsi con tali condizioni, c’è da chiedersi se coloro che suggeriscono di riportare in Libia le persone tratte in salvo, abbiano più o meno idea di che cosa queste persone stiano lasciando. Un mese fa circa il Washington Post ha pubblicato il servizio esclusivo di un “infiltrato” nelle prigioni libiche che ha avuto modo di scattare qualche fotografia e di intervistare qualcuno degli “ospiti”. Nella lunga analisi, tra l’altro, è stato lasciato spazio alle dichiarazioni di Ahmed Tabawi Wardako, capo di una tribù di Sabha; dice Tabawi Wardako “They are not treated like humans; they are treated like merchandise” (essi non sono trattati come uomini; sono trattati come merce). L’articolo, molto ricco anche in documentazione fotografica, mostra quale sia lo stato delle prigioni visitate; non proprio hotel a cinque stelle! Le prigioni libiche sono dei veri e propri centri di detenzione gestiti dalle forze armate dove gli “ospiti” sono soggetti a ogni genere di sevizie, di torture, di violenze, di stupri senza che venga fatta differenza alcuna tra uomini, donne o bambini. Forse sarebbe il caso che queste persone (pentastallati, leghisti o italici benpensanti che siano) ritrovassero la vergogna prima di sostenere simili ipotesi. Ma, fin qui, siamo alla analisi dei fatti. Andiamo oltre. In una precedente riflessione ho cercato di spiegare perché coloro che sono tratti in salvo arrivino di preferenza nei porti italiani e non mi dilungo a spiegare la differenza che c’è tra un qualsiasi porto e un porto sicuro. È anche chiaro che non è possibile cambiare la posizione geografica dell’Italia che si allunga, come sappiamo, praticamente fin dentro l’Africa e nemmeno possiamo ignorare il soccorso in mare. E, allora? Che fare? È naturale, è ovvio che il nostro Paese non può sopportare da solo il peso dei flussi migratori. È, pertanto, assolutamente necessario che i nostri partner europei, a qualunque costo (mi vengono in mente, per esempio, le multe tanto care all’Europa), si facciano carico della ridistribuzione dei migranti in tutti i territori e in tutti i Paesi comunitari, facendo a meno delle distinzioni tra migranti di serie A (i profughi) e di serie B (i cosiddetti “migranti economici”) perché non c’è differenza, a mio modo di vedere, tra chi scappa dalla guerra e chi scappa dalla povertà nella speranza di una vita migliore, spesso mettendo a rischio, nel farlo, la vita propria e dei propri familiari. La distribuzione, meglio, la condivisione dell’accoglienza è l’unica via percorribile per la gestione dei flussi migratori; anche se non è l’unica e, di certo, non è sufficiente. L’altra importante e irrinunciabile strada è la l’intervento nei luoghi di origine partendo, per esempio, con il divieto internazionale delle vendita di armi ai Paesi in guerra e con gli investimenti direttamente in Africa (o in altri Paesi in via di sviluppo) affinché si crei lì la ricchezza che è necessaria, limitando il più possibile, anzi rendendo illegittimo, lo sfruttamento anche locale della manodopera. Solo attraverso il fronte comune, la gestione condivisa, gli investimenti, il divieto di armare i paesi in guerra c’è la possibilità di salvare non solo l’Africa ma il mondo intero. E, per favore, (mi rivolgo a pentastellati e leghisti prima di tutti gli altri) smettetela di sfruttare i migranti per far presa sul popolo nelle vostre campagne elettorali; siete davvero senza vergogna, senza coscienza, privi di qualsiasi umanità; in due parole: siete indecenti!

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Fabrizio Pulvirenti
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